Cantare è regolare un sistema complesso, e per sua natura funziona davvero quando si insegnano percorsi direttamente complessi per attivarlo e controllarlo. Questo desta la sensazione di casualità o magia che i non professionisti o i non davvero tecnici ritrovano nell’avere o meno voce.
Non è illogico o casuale, solo delicatamente complesso.Ciò non significa che non si curino aspetti singoli e parziali, con un lavoro mirato e precisissimo, ma ben distante e differente e non confondibile con il gesto complesso che si deve indurre a trovare.
E l’espressione indurre a trovare non è casuale o imprecisa, se si vuole un risultato davvero efficace non si devon dare appigli a gesti meno complessi, seppur paganti in un raggio di orizzonte breve.
La cosa rincuorante e che facilita molto il ritrovare il gesto complesso è che una volta indotto viene ricordato con una precisione e semplicità anche disarmante e il senso di piacere e benessere complessivo è tale da facilitare la sua riproposizione. Il cercare invece di prevedere e regolare in maniera solo volontaria e volontariamente direttamente indotta renderà impossibile il perfetto gesto complesso, facendo prevalere in maniera troppo squilibrata l’elemento che si crede indispensabile. Come per il vero inspiro, che ben ha definito e delimitato Ilse Middendorf, solo si può creare le condizioni per farlo avvenire (anche a piacimento e regolato precisamente per quando serve) mentre la parte volontaria dell’inspiro ne è complemento ma non parte fondante. In questo senso di ricerca volontaria e controllo tramite vie tanto indirette da sembrar al principiante casuali o frutto di abbandono dell’obiettivo è una parte fondante del gesto vocale efficace e musicalmente rilevante.